A tutti capita di avere un problema, o una difficoltà, o una situazione impegnativa da risolvere. E’ interessante però sapere che l’uomo e la donna affrontano questo momento in modo molto diverso. Conoscere queste differenze facilita molto nel superare meglio il problema e nell’aiutare le persone che amiamo, quando si trovano in questa situazione. È molto utile conoscere la diversità: si litiga meno e ci si capisce meglio.
Se i problemi li ha la donna: lei vuole essere ascoltata, lui vuole dare soluzioni
Ecco una situazione tipica: lei ha un problema e lo racconta al suo partner.
Lo fa perché prima di tutto ha voglia di sentirsi ascoltata, magari consolata. Lui, nel tentativo di aiutarla, le propone invece una serie di soluzioni. E la comunicazione si irrigidisce.
Perché?
Perché nell’universo femminile, che vive di emozioni e empatia, se qualcuno ha dei problemi il primo intervento da fare non è tanto proporre una soluzione, ma stare vicini a colui che è in difficoltà, mostrare comprensione, interesse e simpatia. Le donne innanzitutto si confidano i problemi non per chiedere aiuto diretto, ma per trasmettersi l’una con l’altra un senso di comunanza, comprensione e intimità. La soluzione è secondaria rispetto alla relazione empatica che si viene a creare.
Gli uomini, invece, per loro natura più pragmatici, pensano che lei si rivolga a lui per trovare una risposta concreta. Amano prendere in mano la situazione e risolverla. Per lui la risoluzione di un problema è la sfida che gli permette di mostrare il suo valore, al sua presenza maschile: una difficoltà contiene in sé la possibilità di escogitare una soluzione.
Se presentate a un uomo un oggetto rotto, per esempio il frullatore o un’auto in panne, lui si cimenta volentieri nel guasto. È una sfida rimetterlo a posto. E’ come se affermasse: «Sistemerò tutto io per te». Un atto di disponibilità al maschile. Ma se questo comportamento è gradito alla donna nel caso in cui il problema sia l’oggetto da riparare non lo è se ad avere dei problemi è lei: in quel momento la donna non vuole essere “aggiustata”, ma compresa.
Quando le donne ascoltano gli altri condividere i loro problemi spesso raccontano di aver vissuto esperienze analoghe e dicono: «So come ti senti», «Ho provato anch’io la stessa cosa». Il messaggio è: non sei il solo, siamo uguali, sei compreso. È così che si instaura la relazione empatica: quando io sento ciò che tu senti. Al contrario, ricevere una soluzione come primo approccio, può invece significare: siamo diversi, tu hai i problemi e io le soluzioni. La comprensione, , tipica del mondo femminile, sviluppa empatia: io ti capisco perché sono uguale a te. L’offerta di soluzioni, tipica del mondo maschile, presuppone una leadership: io prendo in mano la situazione e sono superiore a te.
Una donna, in realtà, apprezza che l’uomo intervenga per aiutarla concretamente: ma non subito, prima lei vuole sentirsi capita e compresa, cioè si aspetta una reazione di ascolto dal compagno. Poi accetterà il suo aiuto e lo apprezzerà molto. Ecco perché dallo psicologo si recano più donne che uomini. Lo psicologo è preparato per ascoltare piuttosto che fornire soluzioni. Quando si può dar sfogo alle proprie tensioni interiori sentendosi compresi e appoggiati è come se la nebbia che ci avvolge svanisse e le soluzioni giuste si evidenziano di fronte a noi.
Ma nel mondo maschile il cervello è più predisposto a trovare soluzioni ai problemi e l’uomo affronta quasi tutto ciò che fa con una sorta di atteggiamento “risolutivo”.
È così possono nascere le incomprensioni.
Una tipica reazione maschile alle condivisioni di lei è questa: «Ma se ti ascolto solamente e non trovo delle soluzioni per il tuo problema, mi sembra di essere inutile. A cosa ti servo?». Se lei è turbata per lui è naturale impegnarsi ad aiutarla cercando soluzioni. Ritiene che sarà apprezzato e quindi degno del suo amore se sarà in grado di risolvere i guai della sua compagna.
Quando lei rifiuta il suo aiuto e respinge le sue soluzioni lui si sente inutile e poco apprezzato. Ma questo è sbagliato. Per una donna l’ascolto del compagno e la sua vicinanza nei momenti di difficoltà non sono solo utili, ma profondamente e intimamente necessari. La donna, quando ha problemi, ha prima di tutto bisogno di attenzione. Se lui le dice: «Cosa c’è tesoro?» e la guarda con espressione preoccupata, lei si sente subito confortata.
È molto più indicato quindi che l’uomo, dopo aver lasciato sfogare la donna e averle mostrato solidarietà, le dica: «Tu come pensi di risolvere la situazione?». Si accorgerà che una volta tranquilla e sicura della sua vicinanza, lei innanzitutto vedrà la situazione meno negativamente e inoltre gli esporrà da sola una serie di soluzioni, chiedendogli pareri e consigli.
Se i problemi li ha l’uomo: lui vuole sentirsi in grado di farcela da solo e lei vuole farlo condividere
Quando lui ha dei problemi, secondo il modello maschile, vuole sentirsi in grado di farcela da solo. Lei invece, nella visione femminile, vuole fargli condividere le sue difficoltà. Le frasi tipiche sono: «Se hai dei problemi, perché non me ne parli?», «Per favore dimmi cosa hai», «Mi spieghi cosa c’è?».
Con questo comportamento la donna pensa di essere d’aiuto mentre in realtà l’uomo vorrebbe che lei semplicemente dimostrasse fiducia in lui, facendogli sentire che è capace di risolvere la situazione. Ricevere aiuti non richiesti per l’uomo significa che da solo non è in grado di farcela e quindi è il suo valore, la sua leadership che viene messa in discussione. Le donne invece sono generalmente grandi dispensatrici di aiuti e si stupiscono se lui non ascolta oppure risponda in maniera distratta: «Sì, sì» ma in realtà pensa a tutt’altro.
L’uomo, specialmente all’inizio, non parla dei suoi problemi, perché segue un ragionamento di questo tipo: «Perché coinvolgere altri se posso farcela da solo?». Comunicare le sue difficoltà senza prima aver elaborato autonomamente delle soluzioni è per lui indice di debolezza. In quest’ottica, se riceve suggerimenti non richiesti, li interpreta come segno della sua incapacità nel risolvere le difficoltà e sfiducia nelle sue competenze.
[adrotate group=”12″]Per questo motivo lui si offende particolarmente quando come primo consiglio ad un suo problema gli viene suggerito di rivolgersi ad un esperto. Mentre per una donna condividere le difficoltà è liberatorio, per un uomo il messaggio è questo: non sei in grado di farcela da solo. Quindi non sei capace, competente, risolutivo. Quando l’uomo affronta le difficoltà deve prima di tutto arrivare fino a un certo punto autonomamente e allora, e solo allora, se necessario, sarà disponibile a chiedere aiuto senza sentire di perdere forza e dignità.
Il modo migliore per aiutare un uomo è quindi quello di astenersi da domande e consigli continui; e smettere di tormentarlo se non parla del suo problema. È importante invece fargli sentire la fiducia nelle sue capacità. La frase giusta potrebbe essere questa: «Se vuoi parlarne io sono qui. So però che tu sei capace di risolvere il tuo problema al meglio. Ho fiducia in te». Lui, in questa frase, sente accoglienza, amore e fiducia da parte della donna e la sua leadership si esprimerà al meglio.
Se l’uomo riceve questi giusti presupposti, dopo un certo tempo, e dopo aver elaborato le sue soluzioni, sarà disponibile a parlare esponendo le strategie da lui messe a punto e chiedendo eventualmente pareri e suggerimenti.
Non mi commiserare!
Un altro aspetto che infastidisce l’uomo è la commiserazione. Lui detesta essere commiserato. Quando la donna gli vuole mostrare comprensione lui spesso la interpreta come compassione e ovviamente la rifiuta. Un giorno mi capitò di parlare di questo argomento ad una conferenza. Durante lo spazio dedicato alle domande una signora intervenne con questa testimonianza: «Ho sempre pensato che offrire comprensione fosse un buon modo per aiutare qualcuno in un momento di sconforto. Ma ora ho capito che non è sempre la soluzione migliore. Com’è successo infatti una volta con un mio collega. Lui mi parlava di ciò che gli era capitato e io, sentendo la sua preoccupazione, cercavo di confortarlo: dicevo che lo capivo, che anche a me era successo di trovarmi in una situazione simile e avevo sofferto molto… Ma poi mi sono fermata. Perché mi sono accorta che più parlavo più la sua attenzione diminuiva. Dopo un po’ ha addirittura cambiato discorso. Ho pensato: non apprezza il mio interessamento? Eppure ho cercato di stargli vicino! Ora ho capito: avevo usato l’approccio sbagliato».
Nell’affrontare i problemi la donna ha quindi ha bisogno di attenzione e l’uomo di fiducia. Lei deve sentire calore e vicinanza e lui la capacità di farcela da solo. Lei gradisce condividere i problemi, semplicemente per poterne parlare; per lui invece la condivisione avverrà al momento opportuno, dopo una sua personale elaborazione.
Il diverso approccio ai problemi l’ho evidenziato maggiormente nel rapporto di coppia, a titolo esemplificativo. Le stesse dinamiche si presentano però anche nei rapporti con i figli, con i genitori, con amici e colleghi determinando reazioni e comportamenti analoghi. Conoscerli ci aiuta a relazionarci meglio con gli altri.
Ecco qualche altro esempio a riguardo.
In caso di problemi, lei è emotiva, lui è razionale
Quando la donna è turbata prima di tutto subentra la sua parte emotiva: lei vuole comunicare le sue sensazioni, certe volte si agita, o piange. Esprime il suo stato d’animo parlando molto, utilizzando aggettivi ad effetto per farsi capire meglio. Il suo desiderio è quello di instaurare un contatto per scambiare sensazioni, sentirsi capita, accolta, consolata.
L’uomo, che considera invece i problemi dal punto di vista razionale, attiva la sua parte logica e, nel tentativo di aiutare la donna, le dispensa consigli e soluzioni. Anziché lasciarle esprimere i suoi sentimenti, comprenderla e consolarla, come la parte emotiva femminile di lei richiederebbe, lui le suggerisce di non fare drammi, che la situazione non è poi così grave, nel tentativo di ridimensionarla. Poi le offre una serie di proposte logiche e pratiche.
La donna però, in questi momenti, non le accetta perché ha bisogno prima di dare sfogo alle sue emozioni e ai suoi sentimenti. La ricerca delle soluzioni per lei può accadere solo dopo, quando si sentirà compresa e rassicurata.
Lui però non comprende questo comportamento femminile di affrontare i problemi e la giudica troppo emotiva ed esigente. Inoltre non si sente né utile né apprezzato perché i suoi tentativi di aiutarla vengono respinti. Diventa allora più distaccato, freddo e per nulla comprensivo.
La donna affronta quindi i problemi nella dimensione dei sentimenti, l’uomo della ragione.
Per lei esprimere innanzitutto le proprie emozioni è una maniera di alleviare la tensione. Per lui, all’opposto, cercare soluzioni logiche e razionali è il miglior modo per affrontare le difficoltà.
Nessuno dei due sbaglia, però, non conoscendo queste differenze, spesso non ci si comprende.
Per la donna è fondamentale sentirsi sostenuta emotivamente. Quando è sotto tensione, o ha un problema da risolvere, o è turbata, confusa, sopraffatta, ciò di cui ha bisogno è innanzitutto il sostegno emotivo. Ha bisogno di sentire che non è sola, che può condividere le sue paure, le sue angosce. Ha bisogno di sentire vicinanza. E un uomo può svolgere perfettamente questo ruolo, perché grazie al maggiore controllo sulle emozioni, grazie al suo innato pragmatismo e alla sua razionalità riesce a riportare al giusto livello situazioni ad alto tasso emozionale. Lui porta razionalità e stabilità. Non è quindi necessario che trovi immediate soluzioni. La sua presenza forte e stabile è come un porto sicuro nel mare delle emozioni in cui lei sta navigando. Quando una donna si accorge di non essere sola nell’affrontare le difficoltà e i problemi, si sente sollevata e più tranquilla. Nel sostegno emotivo ritrova forza e energia. E serenità.
Se invece i problemi li ha l’uomo, lui vorrebbe riflettere e ragionare e lei farlo sfogare. Se è lui a essere sotto tensione e ad avere dei problemi, prima di tutto li affronta con il ragionamento: vuole riflettere, razionalizzare, esaminare il problema da ogni angolazione, per valutare le probabili soluzioni.
Lei invece inizia ad assillarlo affinché condivida le sue preoccupazioni. Le sue frasi tipiche sono: «Dimmi cosa c’è», «Perché non parli con me e ti sfoghi un po’?», «Quali sono le tue sensazioni?». Vorrebbe che lui, secondo la sua ottica femminile, affrontasse le tensioni nel mondo dei sentimenti manifestando il disagio, esprimendo emozioni e magari anche piangendo un po’.
Ma questo non è lo stile maschile.
L’uomo, per risolvere un problema, cerca isolamento e riflessione. Da solo, in tranquillità, vuole ragionare sulle migliori scelte da fare. E infatti una sua risposta tipica è: «Ho bisogno di ragionarci da solo».
Quando lui avrà avuto i suoi spazi, sentendosi rispettato in questa sua esigenza, allora sarà pronto a condividere con la partner le sue difficoltà e le possibili soluzioni che ha elaborato.
Ecco un ulteriore esempio.
In caso di problemi, lei cerca una visione dei particolari, lui è sintetico
Se un uomo si trova a discutere un problema con una donna, succede che la interrompa dicendole: «Vai al dunque!» desiderando focalizzare al più presto il nucleo della questione, anziché perdersi in tanti particolari. Lei in questo caso potrebbe rispondere: «Un attimo! Ho bisogno di valutare bene tutto quanto prima di decidere».
Nell’affrontare un problema la donna tende a entrare nelle sfumature, a spaziare in ogni diverso aspetto. Nell’uomo, al contrario, prevale una visione sintetica, che riassume il nocciolo della questione, senza la propensione verso i particolari.
Per lui affrontare un problema addentrandosi in tutti i dettagli significa disperdersi e complicarlo ulteriormente. Per lei invece valutare ogni sfumatura è un aiuto per comprendere meglio la situazione sotto i vari punti di vista, trovando così la giusta soluzione.
L’uomo utilizza spesso il pensiero settoriale, analitico, e risolve i problemi per gradi, affrontando i passaggi uno alla volta. La donna utilizza invece il pensiero interconnesso, sintetico, e affronta i problemi come un tutto unico. Quindi: contesto immediato per gli uomini e contesto più ampio per le donne.
A meno che non sia pertinente in modo evidente, l’uomo elimina ciò che non gli sembra direttamente collegato a quanto sta affrontando. La sua predisposizione lo porta ad analizzare le questioni in parti distinte: fatti, unità, elementi. La soluzione per lui emerge se si allontanano gli elementi “di disturbo”, cioè gli infiniti dettagli e le connessioni tra le singole unità di pensiero.
La donna invece vuole affrontare la situazione con una prospettiva panoramica: raccoglie informazioni sull’argomento, collega i particolari, considera le variabili, e i diversi esiti. Poi integra, valutando insieme più punti di vista.
Staccarsi dai problemi o rimuginare? Per lui è più facile, per lei è più difficile. Questa diversità si coglie anche, per esempio, nel modo di gestire i problemi al rientro a casa, dopo una giornata difficile. L’uomo, grazie al pensiero settoriale, a fine giornata è in grado di separare e immagazzinare le informazioni che in quel momento non sono necessarie: riesce meglio ad archiviare temporaneamente i problemi. Il suo cervello gli permette facilmente di concentrarsi su una singola funzione: l’ascolto del telegiornale, il lavaggio dell’auto, un lavoretto in giardino o la navigazione in rete, escludendo tutto il resto e dimenticandosi momentaneamente di ciò che lo preoccupa.
[adrotate group=”12″]La donna invece, collegando tramite il pensiero a rete tutti gli accaduti tra loro, difficilmente riesce a “staccare”: rimugina a lungo e i problemi continuano a “girarle per la testa”, in un flusso costante di pensieri. Parlare e riparlare di ciò che la preoccupa, esaminare le situazioni da ogni prospettiva, è un tentativo di gestire il problema, spesso senza giungere ad alcuna conclusione.
Per lui un problema alla volta, per lei tutti insieme.
Se la donna riesce a distaccarsi dai problemi con molta difficoltà le è però più facile affrontare diversi problemi insieme.
Sottoporre a un uomo più questioni contemporaneamente, che richiedono tutte un’immediata soluzione, è invece per lui fonte di stress. La strategia migliore è discutere una questione per volta, lasciando il tempo per risolverla e poi passare alla successiva. Un amico, raccontandomi varie sue problematiche che stava vivendo con i familiari e sul lavoro, aveva così concluso: «… Affronto una cosa per volta. Vedo cosa posso fare. Intanto cerco di risolvere il primo problema. Poi penserò agli altri».
Isolare un problema alla volta e concentrarsi a risolverlo è un modo di agire tipico del maschile, che fa sentire più a suo agio un uomo.
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Simona Oberhammer